I MODELLI DELLA REALTA'

INDICE

1. I modelli della realtà

2. Realtà personalizzata

3. Distorsione della realtà



1. I modelli della realtà

La realtà è troppo ricca e complessa per poter essere considerata in tutti i suoi aspetti dalla mente umana e, di conseguenza, l’uomo deve necessariamente utilizzare alcune scorciatoie cognitive (euristiche, esemplificazioni, generalizzazioni, cancellazioni, deformazioni). Inoltre, il nostro cervello, nel rielaborare i dati ricevuti dai sensi, tende a riadattarli a modelli standard già precostituiti in modo da non risultare destabilizzanti.

 

GENERALIZZAZIONE: la “generalizzazione” è il procedimento attraverso cui un’esperienza (o elementi di essa) viene sottratta dal contesto originario per assumere un significato universale, valido per tutta la categoria di eventi cui appartiene quell’esperienza;

CANCALLAZIONE: La “cancellazione” è il procedimento attraverso cui, selettivamente, prestiamo attenzione ad alcuni elementi della nostra esperienza, escludendone altri. Il sistema nervoso centrale è attraversato da più di due milioni di informazioni al secondo. E’ evidente che se la mente usasse ogni singola informazione andrebbe in tilt. Può essere un processo positivo nel caso sia necessaria “concentrazione” quando si studia o si lavora. Può però essere anche fonte di malintesi. Ad esempio nell’innamoramento si tende a sottovalutare i lati negativi della persona che si ama e ad esaltarne i lati positivi.

DEFORMAZIONE: è un processo attraverso il quale operiamo cambiamenti della nostra esperienza. Nella vita di tutti i giorni si distorce la realtà ogni volta che si anticipa con la fantasia un avvenimento futuro. Un individuo che in qualche periodo della vita è stato respinto può immaginare per esempio di “non essere degno d’amore” e, poiché nel suo modello del mondo vi è questa generalizzazione distorce i messaggi d’affetto che riceve e li interpreta come non sinceri



2. Realtà "personalizzata"

Ogni persona si crea una rappresentazione personale della realtà. Dall’interno di questa mappa della realtà risulta estremamente difficile scorgere, o anche solo concepire, l’esistenza di modelli differenti.

Noi proiettiamo il nostro modello della realtà negli altri immaginando sia questo anche il loro modello e comportandoci di conseguenza. Nella figura, la persona A guarda la realtà attraverso il proprio modello e pensa che anche la persona B stia guardando la realtà attraverso lo stesso modello. La persona B guarda invece la realtà attraverso il proprio modello e pensa, viceversa, che A stia guardando la realtà attraverso lo stesso modello B. Quando i due modelli differiscono parecchio l’uno dall’altro tra le due persone nascono inevitabilmente delle grandi incomprensioni. Quando i comportamenti di un’altra persona vengono interpretati unicamente alla luce del proprio modello di realtà allora si parla in psicologia di LETTURA DEL PENSIERO.

3. Distorsori della realtà

Ma quali sono i meccanismi propulsori che generano, all’interno del nostro cervello, questa modifica della realtà? Naturalmente è qualcosa di preesistente nella nostra memoria. Qualcosa con cui i nuovi dati acquisiti si devono confrontare una volta arrivati nel cervello. Alcuni di questi sono:

LE CREDENZE

Esempi di credenze: “sono troppo vecchio per fare dello sport”; “la vita è una giungla”; “se una ragazza accetta di uscire al mio primo invito allora non è seria”; “mio fratello non potrà mai essere un buon giocatore di calcio”; “se metto la mano sul fuoco mi brucio”

Le credenze sono generalizzazioni sviluppate a livello conscio o inconscio, sul significato degli eventi che si svolgono in noi e intorno a noi. Non è detto che le credenze siano di per se sbagliate, anzi, spesso sono utili strumenti che ci permettono di interpretare e classificare velocemente i nuovi input. Sfortunatamente, insieme a molte utili credenze, sviluppiamo anche convinzioni inadeguate basate su errate generalizzazioni o su generalizzazioni d’interpretazioni errate. Una volta che la credenza si è sviluppata difficilmente potrà essere messa in discussione. Essa, infatti, tende a rinforzarsi sempre più cercando, da un lato, nuovi riferimenti cha la corroborino ed eseguendo, dall’altro, continue cancellazioni e deformazioni nei confronti delle esperienze dissonanti.

Esistono due tipi di credenze:

Es. di CREDENZE SPECIFICHE: “Maria non sa guidare”
Es. di CREDENZE GLOBALI: “Le donne non sanno guidare”, “Il mondo è fatto di ladri”

La più importante e persuasiva credenza è l’IDENTITA’. Essa è la percezione che abbiamo di noi stessi, di chi siamo, di quello che potremmo e non potremmo mai fare. L’IDENTITA’ ci rende coerenti, prevedibili e inquadra il nostro agire in un quadro logico. Ma l’identità può essere un ostacolo al nostro cambiamento, all’accettazione di “schemi” differenti da quelli che ci identificano. L’identità è colei che genera in noi la stima di se stessi. Una mancanza di autostima è frutto di una identità sbagliata. Esiste poi un altro tipo d’IDENTITA’ ed è l’immagine che gli altri hanno di noi: in tal caso si parla di IDENTITA’ PROIETTATA. Anche in questo caso gli effetti sulla realtà percepita possono essere devastanti. Uno dei motivi principali è il cosiddetto EFFETTO ALONE. Questa è la tendenza a elevare un singolo aspetto dell’individuo a tratto caratteristico intorno al quale organizzare gli altri aspetti della persona ed attraverso cui elaborare la propria visione dell’individuo. Ad esempio, se la persona per qualche motivo ci risulta antipatica, potrà anche essere onesta o intelligente, ma tali caratteristiche faremo fatica a distinguerle coperte dall’alone di antipatia. Non è detto che l’effetto alone si verifichi solo con le persone conosciute. Un esempio di ciò è la BELLEZZA. Tendiamo infatti, ad attribuire alle persone di piacevole aspetto altre caratteristiche positive quali l’intelligenza, l’onestà, la competenza, ecc. senza magari neppure conoscerle. Ne sanno qualcosa gli analisti delle competizioni elettorali dove, è dimostrato, il politico più attraente ha solo per questo una percentuale maggiore di voti. L’effetto ALONE crea dunque la cosiddetta ETICHETTATURA delle persone. “Francesco è una persona molto divertente”. “Maria è una studentessa secchiona”. Ecco, la loro caratteristica principale diventa un’etichetta che contraddistingue queste persone offuscando tutte le loro altre caratteristiche. Il concetto d’identità non riguarda solamente il singolo individuo. Ogni organizzazione (più o meno numerosa), presenta ai propri occhi e agli occhi degli altri una propria identità peculiare.

I VALORI - Esempi di VALORI sono: la libertà, l’amore, l’onestà, la sicurezza, ecc. Ogni persona presenta una gerarchia di valori che le indica quale sia il giusto comportamento da tenere e a quale fine tendere.

LE REGOLE - Esempi di regole sono: “l’amicizia è vera se si mantengono i contatti anche se si è lontani”, “ la felicità si prova nel momento stesso in cui mi sento vivo”, “nonostante tutto un fratello va sempre difeso”. Molte regole sono inconsce: “un amico può parlarmi ad una distanza inferiore ai 70 cm, uno sconosciuto no”. Questa regola “DEL TERRITORIO” l’abbiamo tutti ma ognuno definisce una propria distanza. Con regola s’intende l’insieme delle condizioni necessarie e sufficienti che devono realizzarsi perché noi possiamo intimamente “sentire” che un evento si è verificato.

Regole inadeguate Esempi:

“mi impongo di essere spontaneo” . Questa è una regola paradossale. La realizzazione della prima condizione “imporsi” esclude la possibilità che si realizzi la seconda condizione “essere spontaneo”.

“se una persona mi vuole bene allora noterà sempre i miei stati d’animo”. Il nostro cervello , sottoposto ad un bombardamento continuo di infiniti input, non può sempre e comunque selezionare gli stati d’animo e ogni cambiamento che avvengono in essi nelle persone a noi care.

LE ANCORE - Per “ANCORA” s’intende una parola, un suono, un’immagine, un profumo, un sapore o una sensazione fisica che colpendo i nostri sensi mette in moto una risposta automatica caratterizzata da una forte carica emotiva. Le ancore s’instaurano quando un elemento raggiunge il nostro cervello contemporaneamente ad una forte emozione, legandosi ad essa. Se l’emozione è molto forte, come, ad esempio, un incidente stradale, l’ancora può svilupparsi in una volta sola. In caso contrario, è necessario che si ripeta più volte la contemporanea esposizione dell’input e dell’emozione. Quando un’ancora è particolarmente intensa e presenta un polarità negativa allora si parla di FOBIA. Le ancore, come le credenze, hanno un effetto circolare; tendono cioè ad amplificare se stesse. Le ancore possono essere usate anche in modo “artificiale”. Il trucco è nell’associare ad esempio, ad un gesto o ad un’immagine, una sensazione piacevole o spiacevole a secondo dell’effetto che si vuole ottenere. Quando “pensiamo a qualcosa di piacevole”, in realtà non facciamo altro che generare un’immagine nella nostra mente alla quale è “ancorata” una sensazione di benessere. Nella pubblicità spesso si ancorano i prodotti a sensazioni piacevoli, che possono essere, ad esempio, generate da una bella ragazza o da un bel panorama. Dopo svariate volte che osserviamo lo spot pubblicitario, nel momento in cui vediamo quel prodotto nel supermercato, inconsciamente, proviamo le stesse sensazioni piacevoli provate durante lo spot.

CONCETTI-SIMBOLO - I concetti-simbolo sono un tipo particolare di ancora in cui lo stimolo che dà origine alla reazione emotiva è rappresentato da un concetto o da una persona , piuttosto che da un segnale astratto come un suono, un profumo o un cenno. Esempi di concetti simbolo: “Giovanni Falcone” – “il nuovo” nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica – “il fascismo” Spesso i concetti-simbolo sono gonfiati dai mass media; rappresentano, in ogni caso, mulini a vento contro cui risulta inutile, oltre che altamente controproducente, avventarsi brandendo le armi della ragione.