LA MATRICE DI JOHARI

INDICE

1.Cos'é la matrice di Johari

2.Matrice di Johari nelle interazione tra due persone

3.Considerazioni sull'area sconosciuta

4.Marice di Johari nelle interazioni tra gruppi





1.Cos'é la matrice di Johari

Poiché la realtà che ognuno di noi percepisce è soggettiva, la rappresentazione che abbiamo di noi stessi può non corrispondere esattamente a ciò che realmente siamo. Possono addirittura esserci aspetti di noi che ci sono sconosciuti. Ci può ad esempio capitare di assumere atteggiamenti che non avremmo mai pensato di assumere. A livello inconscio ci possiamo nasconde delle emozioni che proviamo. Possiamo sottovalutare o sopravvalutare alcune delle nostre capacità.

Naturalmente anche ciò che percepiscono gli altri di noi può non coincide ne con quello che realmente siamo, ne con l'immagine che abbiamo di noi stessi. Per di più, di molteplici aspetti, siamo noi a decidere cosa far trasparire agli altri.

Poiché una percezione non corretta è assimilabile ad una non conoscenza possiamo per semplicità distinguere queste quattro situazioni:

1) Quello che noi conosciamo di noi stessi;

2) Quello che di noi ci è oscuro;

3) Quello che gli altri conoscono di noi;

4) quello che gli altri non conoscono di noi.

Incrociando queste quattro situazioni si possono generare dei sottoinsiemi. Ad esempio, possono esserci aspetti che gli altri conoscono di noi ma che a noi risultano sconosciuti. Quante volte rimaniamo sorpresi dal sentirci parlare da una persona vicina di un certo nostro difetto o tic di cui non ci siamo mai accorti?

Stupendo questo estratto dal libro "UNO, NESSUNO E CENTOMILA" di Pirandello:

"L’idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a restarmi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un “mio” dunque che non era per me!); una vita nella quale, pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest’idea non mi diede più requie."

I possibili sottoinsiemi sono facilmente individuabili su una matrice detta di Johari (combinazione dell'inizio dei nomi degli psicologi che la proposero nel 1961, Joe Luft e Harry Ingham).

Quadrante "APERTO" : proprie emozioni, comportamenti, capacità, pensieri, ecc, che sono conosciute a se stessi e agli altri;

quadrante "CIECO": parte di noi stessi che è visibile agli altri ma è sconosciuto a noi stessi;

quadrante "NASCOSTO": proprie emozioni, comportamenti, capacità, pensieri, ecc, che sono conosciute a se stessi ma che sono invisibili agli altri;

quadrante "SCONOSCIUTO" : parte di noi che risulta sconosciuto a noi stessi e agli altri.

Questo schema risulta estremamente utile nello studio dei rapporti interpersonali e, in generale nello studio delle dinamiche dei gruppi.




2.Matrice di Johari nelle interazione tra due persone

Osserviamo la figura seguente.

Ognuna delle due persone vede dell'altra solo i due quadranti superiori. In generale una relazione avviene nell'ambito dei quadranti aperti. Ma una delle due persone può decidere di "aprirsi" maggiormente, scoprendo parte della sua area nascosta. Possiamo rappresentare graficamente questa situazione come segue.

Nel momento in cui una delle due persone inizia a fare confidenze e, in generale a raccontare cose di se, per un effetto di reciprocità, spesso anche l'altra persona inizia ad aprirsi.

L'apertura reciproca innesca un processo di feedback che può portare le due persone a "far aprire gli occhi" l'una all'altra su aspetti di se stessi dei quali fino a quel momento non si aveva avuta coscienza. In altre parole, la riduzione del quadrante "NASCOSCO" può trascinarsi dietro anche la riduzione del quadrante "CIECO".

A questo punto occorre fare alcune considerazioni a proposito dell'apertura di se stessi verso l'altro.

Voglio raccontare un episodio accaduto qualche anno fa in un'azienda per la quale ho lavorato. Il titolare in uno dei suoi viaggi di lavoro con un suo dipendente si lasciò andare a delle confidenze molto importanti a riguardo del la sua vita privata. Una volta rientrati in sede, il dipendente, al solo scopo di far accrescere il suo "STATUS" evidenziando quanto fosse considerato alla stregua di un amico dal suo titolare, raccontò tutto ad alcuni suoi colleghi. In breve, ciò che era una confidenza si era trasformata in un argomento da pausa caffè con gravi danni all'immagine del titolare stesso.

Joseft Luft nel suo libro "DINAMICHE DI GRUPPO" definisce l'apertura di se stessi APPROPRIATA quando si verificano una o più di situazioni delle quali riporto qui di seguito, a mio avviso, le più importanti.

1) SI CALCOLA IL RISCHIO - Ogni volta che mettiamo a nudo parte di noi stessi nei confronti di qualcun'altro diventiamo più vulnerabili. Di questo dobbiamo sempre esserne coscienti e considerare se i benefici che ne otteniamo (ad esempio un rapporto più stretto con la persona che abbiamo di fronte) giustifichino il rischio.

2) C'E' RECIPROCITA' - aprirci con qualcuno può essere appropriato se avviene in modo reciproco. E' un "disarmo" bilaterale che avviane alternandosi nelle confidenze. L'importante è sempre quello di bilanciare il "peso" delle possibili conseguenze delle rivelazioni di entrambe le parti.

3) SI HANNO CONSEGUENZE SULL'ALTRO - rivelare parte di noi dovrebbe avere effetti sulla persona verso cui ci stiamo aprendo. Se ciò non avviene è il segnale che dobbiamo fermarci. All'altro non importa niente di noi e dunque è inutile continuare a rivelarci.

4) E' FUNZIONE DELLA RELAZIONE - tra fidanzati, in famiglia, può esserci apertura semplicemente come conseguenza del tipo di rapporto esistente. Se l'apertura reciproca non ci fosse il rapporto stesso ne uscirebbe fortemente danneggiato.

5) SI E' IN PRESENZA DI UNA CRISI DEL RAPPORTO - in tal caso, aprirsi facendo rivelazioni su se stessi può portare a rimediare alla situazione ad esempio spiegando il perché di certi comportamenti.




3.Considerazioni sull'area sconosciuta

E' evidente che la conoscenza di noi stessi non è completa. A volte ci sorprendiamo dei nostri comportamenti, delle nostre capacità. A volte non riusciamo nemmeno a comprendere la ragione di certe nostre reazioni. Cosa fa ridurre l'area sconosciuta? A mio avviso sicuramente l'esperienza. Col passare degli anni, la vita ci mette continuamente alla prova e i nostri stati fisici e mentali vengono sollecitati a reagire.

Sono esempi di affermazioni che derivano da esperienze fatte.

Anche lo studio e la lettura sono forme di esperienza che ci aiutano "ad aprire la mente" e ad entrare più profondamente in noi stessi.

Il "cambiamento" che avviene in noi stessi col passare degli anni è in fondo uno scoprire continuo di parti di noi stessi che vanno a sostituire le vecchie. A volte tali cambiamenti sono derive incontrollate (eventi traumatici che ci portano a reagire negativamente), altre volte sono dovuti a una scelta ponderata che può aiutarci nelle situazioni che viviamo.

Ci sono, poi tipi di esperienze che, piuttosto che rendere noi coscienti di ciò che siamo, aprono una porta sulla zona nascosta solo agli altri. E' il caso in cui abusiamo di droghe o di alcool oppure passiamo un periodo di una grave malattia. A me personalmente è accaduto, dopo un'operazione, di essere stato trattato con degli antidolorifici molto potenti che mi hanno portato ad avere comportamenti che mi sono stati successivamente raccontati e nei quali non mi riconoscevo.




4.Marice di Johari nelle interazioni tra gruppi

Interessante è l'applicazione della matrice di Johari per lo studio delle interazioni tra gruppi. In pratica cambia ben poco se si considera che un gruppo è paragonabile ad un singolo individuo. Come quest'ultimo ha le sue caratteristiche comportamentali, le proprie capacità, il suo umore. Sentiamo spesso parlare di un'azienda efficiente, di un fornitore affidabile, di una famiglia rumorosa, di un'orchestra straordinaria.

La matrice di Johari riferita a dei gruppi si sovrappone perfettamente a quella del singolo individuo.

Come esempio, possiamo esaminare il rapporto tra due aziende di cui una è il CLIENTE e l'altro è il FORNITORE. Quest'ultimo ha la necessità vitale di farsi conoscere. Per tale motivo può utilizzare varie forme di marketing, dalla pubblicità alla presentazione presso la sede del potenziale cliente. Efficace anche l'invito del potenziale cliente presso la propria sede per mostrare la struttura e far conoscere il personale con cui, in caso di collaborazione, si avrà a che fare. In termini di matrice di Johari, il gruppo "FORNITORE" si apre verso il gruppo "CLIENTE".

Naturalmente anche il FORNITORE ha necessità di conoscere il potenziale CLIENTE. Per tale motivo, tramite la sua amministrazione e/o consulenti esterni cerca informazioni in merito alla solidità finanziaria e al possibile volume di affari. Ma occorre di più. Bisogna verificare quali sono le necessità vere di questa azienda, individuare le persone che hanno le chiavi per aprire la porta ai propri prodotti. In questa fase occorrono persone (agenti di vendita e commerciali ad esempio) più esperti nel penetrare i corridoi fisici e mentali del CLIENTE piuttosto che nello sponsorizzare il proprio prodotto. Conoscere il Cliente per poi convincerlo della necessità dei propri prodotti.

Il CLIENTE, da parte sua se ritiene utile iniziare una collaborazione col nuovo fornitore può, ad esempio, ordinare una fornitura di prova per verificare il rispetto dei tempi di consegna e la qualità del prodotto. In tal modo, senza rischi particolari, approfondisce la conoscenza del FORNITORE.

Il FORNITORE, col passare del tempo, acquisendo sempre più una conoscenza del CLIENTE magari può proporgli dei prodotti che gli semplifichino il lavoro o che lo portino a generare nuove idee. Il CLIENTE in tal modo può scoprire di avere nuove risorse da sfruttare e "vedere" qualcosa che prima gli era ignoto. In altre parole riduce la parte CIECA.

I FORNITORI per scoprire la loro parte cieca possono, ad esempio cercare un feedback con dei questionari da far compilare o, semplicemente con degli incontri periodici in modo da misurare la soddisfazione del CLIENTE ed individuare i propri punti deboli.

Questo appena descritto era semplicemente una delle applicazione della matrice di Mehari. E' assai utile tenerla sempre presente come schema mentale ogni volta che si approcciano argomenti che coinvolgono relazioni tra singoli individui o tra gruppi.